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DPI DI SCANSIONE VS. DPI DI STAMPA
Risoluzione di scansione necessaria per stampare sui diversi formati carta
Le diapositive (o negativi o fotografie) scansite a 1200 dpi sono persino sovrabbondanti per la visione sul monitor di un PC (72 dpi, risoluzione in pixel fino 1280x1024) e hanno una resa ottima anche in TV (nei quali un modello "Full-
I 1200 dpi, inoltre, possono andare bene anche per molte stampe, a seconda del formato carta e della risoluzione di stampa.
Ma esiste un criterio per stabilire "la risoluzione giusta"?
Sì, c’è. Anzi, ce ne sono due: uno empirico (e un po’ rozzo) e uno scientifico.
Criterio empirico
La risoluzione espressa in dpi è un indicatore che si usa nello spazio "fisico": parliamo di 1200 dpi (dots per inch, punti per pollice, 1 inch = 2.54 cm) e quindi stiamo dicendo che in ogni trattino di 2.54 cm ci stanno 1200 punti.
La risoluzione espressa come numero di pixel indica invece da quanti punti (in larghezza e in altezza) è costituita un’immagine digitale. Siamo quindi in uno spazio "virtuale".
Il criterio empirico, basato sul buon senso, dice che:
-
e
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allora
-
In parole povere, più grande è il formato carta e/o la risoluzione di stampa, più grande deve essere la dimensione dell’immagine (in Megapixel, larghezza x altezza).
Criterio scientifico
Esiste una formula che permette di calcolare il numero minimo di pixel da cui deve essere costituita l’immagine da stampare.
Tale misura è espressa in Megapixel.
Una volta che conosciamo il numero di Megapixel necessari, possiamo ricavare a ritroso la risoluzione di scansione usando la tabella di correlazione tra la risoluzione e il numero di pixel di una diapositiva digitalizzata.
La formula è la seguente:
Pixel di una diapositiva scansita = Formato carta x Risoluzione di stampa /2.54
dove:
-
e
-
Per alcuni dei più comuni formati carta otteniamo ad esempio seguenti tabelle:
Però...
Quanto detto sopra ha a che fare con l’ingrandimento dell’immagine da stampare. Ma l’ingrandimento non è tutto: infatti, anche il tipo di soggetto ripreso nell’immagine può incidere sulla qualità percepita dall’occhio umano.
Ingrandimenti fatti su immagini "a dettaglio racchiuso" (es. la guglia di un campanile) mostrano segni di degrado molto minori (talvolta quasi impercettibili) rispetto allo stesso ingrandimento su immagini "a dettaglio infinito".